“”La scuola non è un opificio o un ufficio pubblico, è partecipazione, democrazia e futuro.”””” siamo ferocemente contrari ad ogni forma di regionalizzazione e trasformazione della SCUOLA PUBBLICA NAZIONALE per come pensata, ponderata e voluta dai padri costituenti.
Prepariamoci, restiamo vigili ed attenti, pronti a rintuzzare tutte le voglie velleitarie di trasformazione della scuola poiché altro non sono che mirate alla privatizzazione: la scuola è funzione pubblica e le spese sono “investimento” e non “spese per servizi a domanda individuale”. (s.mavica)

Dopo le affermazioni del Governatore Fontana e le scelte di bilancio del Veneto
, il segretario nazionale della Uil Scuola Pino Turi ha dichiarato: “” impedire con ogni mezzo l’affaire regionalizzazione
.”” Al ministro Fioramonti facciamo appello affinché le manifestazioni di venerdì degli studenti siano coerenti con il modello di sviluppo che vogliamo dare alla scuola e al Paese. Serve cambio culturale.
Mentre l’attenzione della scuola è orientata a proteggere il clima per salvare paese e pianeta, le ricche regioni del Nord continuano a reclamare spazi di ulteriore autonomia sull’istruzione, il comparto dove si spendono 50 miliardi di soldi pubblici – commenta il segretario generale della Uil Scuola, Pino Turi commentando le dichiarazioni di questa mattina del presidente della Lombardia, Attilio Fontana.
Fondi statali – ricorda Turi – che si vogliono spostare nelle disponibilità di spesa delle regioni che ne facciano richiesta. Il governatore della Lombardia arriva a dire – aggiunge Turi – che “sulla scuola abbiamo due visioni diverse: l’una di carattere sindacal-corporativo e l’altra di carattere concreto” al punto di minacciare di fare da solo e farsi una legge per conto proprio.
Sempre oggi, In Veneto, nella predisposizione del bilancio regionale, si incrementa di un milione di euro il capitolo destinato al buono scuola, portando a 4 milioni e mezzo la quota per finanziare le scuole paritarie, certo concreta.
Sono proprio queste scelte che ci spingono a considerare i rischi di una ipotesi di regionalizzazione del sistema di istruzione nazionale che spingerebbe ancora di più verso un modello di scuola che, attraverso le concessioni ai privati, vorrebbe andare a svolgere il ruolo politico che è proprio dello stato.
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