Firmato il contratto per la mobilità: le principali novità nella scheda Uil Scuola

   26 Febbraio 2014

Firmato il contratto per la mobilità

  Le principali novità nella scheda Uil Scuola

Le domande on-line: dal 28 febbraio al 29 marzo per il personale docente. Dall’11 marzo al 9 aprile per il personale Ata.

Il giorno 25 febbraio, tra le organizzazioni sindacali e il Miur, è stata firmato CCNI sulla mobilità del personale docente, educativo e Ata, relativo all’anno scolastico 2014/15. Per la Uil Scuola ha partecipato Giuseppe D’Aprile.

Le principali novità nella scheda Uil Scuola

Le parti si sono limitate ad apportare piccoli aggiustamenti o chiarimenti, ove necessari. Hanno anche recepito alcuni elementi di novità introdotti dal Decreto Legge 104/13, convertito nella Legge 128/13.

In particolare:

Art. 1:

E’ stato concordato di riaprire il confronto negoziale sulla mobilità riguardante il sostegno nella scuola secondaria di II grado (area unica) alla luce di quanto stabilirà la circolare sull’organico di diritto.

Art. 2:

– Come stabilito dalla Legge 128/13, il blocco per la mobilità interprovinciale per il personale docente è stato portato da cinque a tre anni, pertanto potrà presentare domanda di trasferimento interprovinciale il personale docente assunto con decorrenza giuridica 1/09/2011 o precedente.

– Il figlio che assiste il genitore con grave disabilità, pur non usufruendo della precedenza art. 7, punto V), non rientra nel blocco triennale e può partecipare  alle operazioni di mobilità interprovinciale.

– Tra i destinatari della mobilità sono stati inseriti i docenti delle classi di concorso C/555 e C/999  che, per effetto dell’art. 15, c. 9 della Legge 128/13, hanno titolo, a domanda, al transito ad altra classe di concorso o posto.

L’assegnazione della sede a detto personale è trattata nell’ambito della mobilità territoriale, in ciascuna delle tre fasi dell’allegato C.

Art. 7:

– Al punto V) dell’art. 7 relativo alle precedenze comuni, al fine di evitare problemi in fase di applicazione, sono stati riallineati il comma 1 col comma 2, relativo all’esclusione dalle graduatorie d’istituto per l’individuazione  dei perdenti posto.

Sempre al comma 2 è stata introdotta una agevolazione per chi assiste  il coniuge o i figli con disabilità prevedendo il riconoscimento delle certificazioni di disabilità “rivedibili”.

Al comma 3 è stato chiarito:

  1. Che, ai fini della riassegnazione del personale a seguito di dimensionamento, le precedenze non vanno riconosciute.
  2. Che le precedenze vanno riconosciute limitatamente ai fini dell’esclusione dalla graduatoria d’istituto per l’individuazione dei perdenti posto, compresa l’individuazione del perdente posto a seguito di dimensionamento.
  3. Il diritto all’esclusione dalla graduatoria per l’attribuzione della cattedra oraria esterna costituitasi ex novo (art. 18 c.18), si applica esclusivamente per le cattedre orario costituite tra scuole  di comuni diversi.

E’ stato introdotto un nuovo comma 4 dove si stabilisce che il personale è tenuto a dichiarare il venir meno del diritto di precedenza entro i 10 giorni antecedenti il termine ultimo di comunicazione al SIDI delle domande di trasferimento.

Art. 21:

– Il comma 2 è stato scritto meglio chiarendo che per i posti di sostegno nella scuola dell’infanzia e primaria l’individuazione dei soprannumerari sarà effettuata distintamente per ciascuna tipologia, così come avviene nella media di primo grado.

Art. 32:

– Sono stati resi omogenei gli articoli 31 e 32. Come avviene già per i docenti che abbiano prestato almeno tre anni di servizio nei corsi funzionanti presso le strutture ospedaliere o le istituzioni carcerarie, è stata prevista una priorità per la mobilità territoriale, in tutte e tre le fasi, anche per l’accesso ai corsi per l’istruzione per l’età adulta, per il personale che abbia comunque maturato almeno tre anni di servizio nei corsi serali.

Art. 44:

Al comma 2, tra i destinatari della mobilità del personale Ata, è stato inserito anche il personale docente inidoneo e gli ITP appartenenti alle classi di concorso C/555 e C/999 che, in attuazione dell’art. 15 della Legge 128/13, dovessero optare per il passaggio nei ruoli Ata.

Artt. 47-48:

Sia i DSGA che il restante personale,  che a seguito di dimensionamento non è individuato come perdente posto ma è assegnato a scuola diversa da quella di titolarità, può usufruire delle precedenze previste all’art. 7 per il rientro in una delle scuole oggetto del “singolo dimensionamento”.

Art. 47:

E’ stato formulato un nuovo c. 8 nel quale si prevedono tutele per i  DSGA  che provengono da scuola sottodimensionata o soppressa e, pertanto, non più esprimibile, ai fini del rientro.

Tabella di valutazione:

In applicazione della Legge 228/12, alla lettera F) vengono valutati punti 5 anche i diplomi rilasciati da accademia di belle arti o conservatorio di musica, vecchio ordinamento.

Nelle note alla tabella è stato precisato che la fruizione del congedo biennale per l’assistenza a familiari con grave disabilità non interrompe né la maturazione del punteggio (Premesse alle note) né la continuità (nota 5).

Alla nota 5 è stato chiarito che l’utilizzazione in altri compiti per inidoneità temporanea non interrompe la continuità di servizio.

E’ stata ulteriormente chiarita la nota 12 relativa alla valutabilità del titolo aggiuntivo a quello di accesso.

Premesse
Nelle premesse al CCNI le parti hanno concordato sull’opportunità di prevedere, per il futuro, un punteggio per i docenti che avranno acquisito i titoli per l’insegnamento di discipline non linguistiche in lingua straniera (CLIL).

 

Diritto allo studio e Pas: chiarimenti del ministero

   26 Febbraio 2014

Diritto allo studio e Pas

   Chiarimenti del ministero

Il ministero fornisce, in due distinte note, ulteriori chiarimenti in merito alla fruibilità delle 150 ore (diritto allo studio) e stabilisce, come chiesto dalla Uil Scuola, per coloro che sono esclusi dai Pas, perché in possesso di titolo di studio incompleto, la possibilità di optare per altra classe di concorso, se in possesso di titolo di studio valido.

 

Pas, mobilità, graduatorie ad esaurimento: il report dell’incontro al ministero

   25 Febbraio 2014

Pas, mobilità, graduatorie ad esaurimento

Il report dell’incontro al ministero

Il giorno 24 febbraio 2013 si è svolto un incontro tra le organizzazioni sindacali e i rappresentanti del Miur sui seguenti argomenti: contratto nazionale integrativo sulla mobilità, esame situazione PAS e aggiornamento graduatorie ad esaurimento triennio 2014/17.
Per la Uil scuola hanno partecipato Noemi Ranieri e Pasquale Proietti.

Mobilità
In apertura d’incontro l’amministrazione ha comunicato che il parere congiunto da parte dell’IGOP e del Dipartimento della funzione pubblica sull’ipotesi di CCNI sulla mobilità non è ancora in possesso del Miur,  pertanto non è stato possibile procedere alla sottoscrizione definitiva dello stesso.
Comunque, considerato che i trenta giorni previsti per le verifiche di competenza sono scaduti il 22 febbraio scorso, la sottoscrizione dovrebbe essere questione di giorni.
Nell’incontro, proprio in previsione della firma nei prossimi giorni, sono state ipotizzate delle date per la presentazione delle domande: personale docenti dal 28 febbraio al 29 marzo, personale ATA dal 10 marzo al 9 aprile.
Queste date dovranno, comunque, essere confermate dall’ordinanza ministeriale di prossima emanazione.

PAS
L’amministrazione ha informato che è  in corso una interlocuzione con i rettori dei corsi di scienza della formazione con l’obiettivo di far partire i PAS nei settori dell’infanzia e primaria.
Il prossimo 26 febbraio verrà presentato al Miur un piano di fattibilità, considerato che siamo in presenza di 24.000 domande si potrà prevedere uno scaglionamento della procedura  in due cicli.
Il Miur, su richiesta dei sindacati, si è impegnato ad effettuare un monitoraggio per avere un quadro più chiaro della situazione.
Sempre su richiesta dei sindacati il miur si è impegnato a non escludere coloro che, pur avendo presentato domanda,  non sono in possesso del titolo di studio completo, prevedendo la possibilità di spostarsi su altra classe di concorso.
Il miur ha comunicato infine che la grave situazione determinatasi in alcune regioni tra cui la Lombardia, con il rifiuto del Politecnico di Milano di attivare i corsi, si è risolto positivamente.
A tale fine è stato determinante il ruolo svolto su questa materia dalla UIL scuola con due lettere inviate al ministro, una sulla questione generale con particolare riferimento a primaria e infanzia,  e la seconda specifica sulla Lombardia.
La Uil scuola su questi e altri aspetti è intervenuta più volte col Miur per risolvere le situazioni di criticità che a mano a mano si manifestavano.
A questi aspetti si è sommato un atteggiamento ostile da parte di alcune Università nei confronti dei corsisti che si estrinseca attraverso la somministrazione di prove altamente selettive nonostante il decreto istitutivo non prevedesse alcuna prova di questo tipo.
Questo sistema e questo atteggiamento ha creato e continua a creare disfunzioni e tensioni perché i docenti precari non si sentono garantiti dalle università né tantomeno dal Miur che dovrebbe rappresentare il trait-d’union tra gli stessi precari e le università.
Per la Uil questo deve essere l’ultimo corso in cui l’abilitazione si consegue con queste modalità. In prospettiva bisogna cambiare, non è più possibile lasciare miglia di docenti in balia delle università.
Nell’immediato c’è un livello di responsabilità diretta del Miur che, nei casi di criticità, dovrebbe attivare interventi di tipo ispettivo, a garanzia dei corsisti. Nello stesso tempo revocare le convenzioni con le università che non rispettano le indicazioni delle norme attuative dei corsi.
Per la Uil la cosa che non deve accadere è che i Direttori generali regionali non garantiscano l’applicazione delle norme ministeriali.

Graduatorie ad Esaurimento
Il Miur ha comunicato che è in via di emanazione il Decreto Ministeriale per l’aggiornamento delle graduatorie ad esaurimento per il personale docente ed educativo.
Il DM, ad avviso del Miur, dovrebbe essere emanato entro la prima metà del mese di aprile.
Le domande potranno essere presentate per:
a) La permanenza e/o aggiornamento del punteggio con cui si è inseriti in graduatoria;
b) La conferma dell’iscrizione con riserva o lo scioglimento della stessa;
c) Trasferimento da una ad altra provincia nella quale si verrà collocati per ciascuna delle graduatorie di inclusione, anche con riserva, nella corrispondente fascia di appartenenza con il punteggio spettante, eventualmente aggiornato.
Le organizzazioni sindacali si sono impegnate a far pervenire al Miur eventuali osservazioni sulla bozza del testo.

 

Di Menna: ‘Una scossa salutare’

   24 Febbraio 2014

Di Menna: ‘Una scossa salutare’

  DISCORSO SULLA FIDUCIA DI RENZI AL SENATO 

  La scuola al centro delle politiche di modernizzazione del Paese

Oggi abbiamo ascoltato parole condivisibili. Ci aspettiamo azioni concrete per il riconoscimento di una professione così importante e soluzioni ai problemi che vivono tutti coloro che con il loro impegno e il loro lavoro fanno funzionare ogni giorno la scuola pubblica.

 

Il discorso del Presidente del Consiglio Renzi

  24 Febbraio 2014

Il discorso del Presidente del Consiglio Renzi

  Oggi la fiducia al Senato

Il resoconto integrale e i passaggi dedicati alla scuola

Signor Presidente del Senato, gentili senatrici, onorevoli senatori, ci avviciniamo a voi in punta d i piedi, con il rispetto profondo, non formale, che si deve a quest’Aula, che si deve alla storia di un Paese che trova in alcuni dei suoi luoghi non soltanto un simbolo – cioè qualcosa che tiene insie me – ma anche un elemento di unità profondo. Ci avviciniamo con lo stupore di chi si rende conto della magnificenza e della grandezza non solo di un luogo fisico, ma anche del valore che questo rap presenta nel cuore di una lunga storia, come quella italiana.

Ci avviciniamo, dunque, a voi con lo stupore di chi si rende conto di essere davanti a un pezzo di una storia che viene da una tradizione unica. Ma, contemporaneamente, sappiamo perfettamente che viviamo un tempo di grande difficoltà, di struggent i responsabilità e, di fronte all’ampiezza di questa sfida, abbiamo la necessità di recuperare il coraggio, il gusto e, per qualche aspetto, anche i l piacere di provare a fare dei sogni più grandi risp etto a quelli che abbiamo svolto sino ad oggi e contemporaneamente accompagnarli da una concretezza puntuale, precisa. Riflettevo stamattina sul fatto che io non ho l’età per sedere nel Senato della Repubblica.

Non vorrei iniziare con una citazione colta e straordinaria de lla pur bravissima Gigliola Cinquetti, ma è così: non ho l’età. E fa pensare che oggi davanti a voi, senatrici e senatori, siamo qui non per inseguire u n record anagrafico, non per allungare di una riga il nostr o curriculum vitae , non per toglierci qualche soddisfazione personale: siamo qui – ve lo dobbiamo – per parlarvi un linguaggio di franchezza, vorrei dire al limite della brutalità, nel rispetto della storia a cui ho fatto riferimento. Siamo a chiedervi la fiducia, e oggi chiedere la fi ducia è un gesto controcorrente, e non tanto nel dibattito politico (doveroso, istituzionale, costit uzionalmente previsto). Tuttavia, chiedere la fiduc ia significa oggi provare ad andare controcorrente: si fatica a dare fiducia nel rapporto quotidiano con le persone, con i colleghi di lavoro; le persone ch e stanno fuori da quest’Aula sanno che chiedere la fiducia oggi è sempre più difficile. Non va di moda la richiesta della fiducia.

Chiediamo fiducia a questo Senato.

Ci impegniamo a meritare la fiducia come Governo, perché pensiamo che l’Italia abbia la necessità urgente e indifferibile di recup erare la fiducia come condizione per uscire dalla situazione di crisi in cui ci troviamo. Il nostro è un Paese arrugginito, un Paese impantanato, incatenato da una burocrazia asfissiante, da regole, norme e codicilli che paradossalmente non e liminano l’illegalità: senza dover risalire alle gride manzoniane, l’idea che le norme che si sono s uccedute nel corso degli anni non abbiano prodotto il risultato auspicato è sotto gli occhi d i tutti. Eppure, oggi chiedere la fiducia significa proporre una visione audace, unitaria e per qualche aspetto anche – spero – innovativa, che parte dal linguaggio della franchezza con la quale comunico f in dall’inizio che vorrei essere l’ultimo Presidente del Consiglio a chiedere la fiducia a qu est’Aula. Sono consapevole della portata di questa espressione, e anche del rischio di farla di fronte a senatrici e senatori che certo non meritano per qualità personale il ruolo di ultimi senatori a dar e la fiducia a un Governo, ma è così. Non lo sta chiedendo un Governo: lo sta chiedendo un Paese, l’Italia.

Noi oggi non immaginiamo di essere gli ultimi a chiedervi la fiducia perché abbiamo un pregiudizio su di voi, ma perché abbiamo un giudizio organico s ull’Italia per il quale o siamo nelle condizioni…

Apprezzo che questa dichiarazione abbia suscitato l’entusiasmo del senatore Calderoli, ma alla perentorietà di que sta affermazione corrisponde la consapevolezza che quello che stiamo vivendo è un momento in cui o si ha il coraggio di operare delle scelte radicali e decisive, oppure non perderemo soltanto la relazione tra di noi, ma anche il rapporto con chi da casa continua a pensare che la politica sia una cosa seria, che la politica sia ciò che di più grande ha un Paese, che la politica sia il valore p er il quale vale la pena confrontarsi, discutere, litigare, ma anche per il quale alla fine valga la pena vivere un’esperienza di rispetto degli altri; quella straordinaria esperienza per la quale siamo, a differenza di qualche leader , orgogliosi di essere democratici, siamo orgogliosi di apprezzare le regole del gioco della democrazia.

Certo, più voi sarete capaci di stimolarci, più voi sarete capaci di incalzarci, più voi sarete capaci di raccontarci nel dettaglio come noi possiamo cambiar e, più incisiva sarà l’azione di questo Governo. Tuttavia, non possiamo non partire da un giudizio reale su ciò che sta fuori da queste Aule. Se in questi anni avessimo prestato ai mercati rionali lo stesso ascolto che abbiamo prestato ai mercati finanziari, ci saremmo accorti che la prima richies ta è la richiesta di semplicità, di pace, di chiarezza; è la richiesta di una tregua della polit ica rispetto ai cittadini. L’impressione che invece abbiamo dato è quella di u n’angoscia nel rapporto tra politici e cittadini, per i quali l’idea che oggi è forte nel Paese è che l’Italia abbia già finito tutto il futuro che aveva, che l’Italia abbia esaurito le sue carte e che sia un Paese finito, più che un Paese infinito. Bene, noi abbiamo accelerato e deciso di cambiare l ‘impostazione del Governo nelle forze politiche che lo sostengono perché pensiamo che fuori di qui ci sia un’Italia viva, brillante e curiosa; un’Italia che, nell’aspettarci fuori da questi Palazzi, si vuole bene e che ci tiene a presentarsi bene. Un’Italia che non ci segue per un motivo: perché è avanti a noi. È avanti a noi: siamo noi a doverla rincorrere e doverla recuperare. È l’Italia che forse si sta stancando di aspettarci, e vi propongo, vi proponiamo, come Governo, di fare di tutto per raggiungerla attraverso un pacchetto di riforme che parta e consideri il semestre europeo come la princ ipale opportunità, che affronti prima del semestre europeo le scelte legate alle politiche sul lavoro, sul fisco, sulla pubblica amministrazione, sulla giustizia, che metta al centro il valore della scuo la, ma che parta naturalmente dalle riforme costituzionali, istituzionali ed elettorali, sulle quali si è registrato un accordo che va oltre la maggioranza che sostiene questo Governo, e per il q uale noi non possiamo che dire che gli accordi li rispetteremo nei tempi e nelle modalità prestabi lite. Pensiamo però che si debba partire da un presuppost o. Il presupposto è che eravamo ad un bivio: o si andava alle elezioni, più o meno…

Noi non abbiamo paura di andare alle elezioni. Dico ai senatori del Movimento 5 Stelle, che imparo ad apprezzare in quest’Aula, che sono il segretario di un partito politico che n on ha mai paura di candidarsi alle elezioni: anche dove i sondaggi dicono il contrario, come in Sardegna anche dove c’è difficoltà, noi non abbiamo paura di andare alle el ezioni, e in questo primo anno di vita parlamentare, in cui abbiamo ricevuto da voi presun te lezioni di democrazia, vi segnalo, gentili senatrici ed egregi senatori, che nelle quattro ele zioni regionali che si sono svolte – quelle della Sardegna, della Basilicata e delle Province di Tren to e Bolzano – il Partito Democratico si è sempre presentato e ha sempre vinto. Non posso dire la ste ssa cosa per voi.

Non abbiamo paura di andare alle elezioni. Noi abbi amo nel nostro DNA la volontà e il desiderio di confrontarci, ma il passaggio elettorale che ci avr ebbe atteso in queste ore era un passaggio elettorale nel quale, stante la legge elettorale us cita dalla sentenza della Corte costituzionale, si sarebbe riprodotto uno schema che è quello che avre bbe portato ad un sostanziale Governo di larghe intese. Non vi è chi non veda che non sarebbe stato possibi le per alcuno ottenere la maggioranza necessaria a governare nei due rami del Parlamento senza una m odifica delle regole del gioco, e noi abbiamo proposto, dal primo giorno, che le regole del gioco fossero scritte da tutti, anche da chi prima ha alzato la voce. Pensiamo infatti, pensavamo e pense remo che sia un valore condiviso che dopo vent’anni in cui, prima la sinistra, poi la destra, prima il centrosinistra e poi il centrodestra, qua ndo si è trattato di scrivere le regole costituzionali hanno proceduto a maggioranza – il centrosinistra n el 2001, il centrodestra nel 2006 – con la legge elett orale connessa, che scrivere le regole del gioco insieme sia il valore fondamentale e costitutivo de l rispetto delle istituzioni. Proveremo a farlo, ma in una legislatura alla quale abbiamo allungato l’orizzonte politico. Certo, non quello costituzionale e istituzionale, che è fissato, come è naturale, nel 2018. Arrivare però al 2018 ha un senso soltanto se avvertiamo l’urgenza d a cui sono partito nel mio intervento, che è l’urgenza di un cambiamento radicale per cui, mentr e i tempi della politica sembrano dilatati, le persone che la mattina accompagnano i figli a scuol a non possono permettersi rinvii. Mentre la politica – lasciatevelo dire da un sindaco – da Roma sembra una politica nella quale la dilazione è costante; una politica nella quale si p uò anche rinviare al giorno dopo, si può allungare il tempo della decisione senza fine, si può rimandare l’urgenza dei provvedimenti; mentre fuori da qui questo sembra naturale, quando poi si va nella vita di tutti i giorni, quando si va a parlare con le persone che faticano anche semplicemente a conciliare i propri orari, anche semplicemente a conciliare la propria quotidianità di vita, il senso dell’urgenza, del tempo che non può passare invano, diventa un elemento centrale. Ecco perché noi proponiamo a questo Senato di uscire dal genere letterario che i talk show hanno sostanzialmente sdoganato, un genere letterario per il quale non vi è trasmissione che non parta da un giudizio impietoso sulla situazione italiana, e poi con un servizio di una troupe all’estero che racconta come all’estero invece le cose vanno perfe ttamente bene e tutto sia straordinariamente bello e felice. Ormai è diventato un focus letterario; ormai noi abbiamo come punto di riferi mento il fatto che nelle trasmissioni televisive, nei talk show , fuori da qui, fuori dall’Italia, tutto va bene e da noi tutto va male: non è così. Usciamo dal coro della lamentazione; proviamo a immaginare un percorso concreto in cui la differenza tra sogno e obiettivo – ha detto qualcuno – è una data.

Diamoci delle scadenze e proviamo ad allungare il lavoro di questi anni dando concretamente dei passaggi puntuali. Questo consente di arrivare al 1° luglio – qualcuno dice – avendo fatto i compiti a casa; questo consente di arrivare, cioè, all’appuntamento con il semestre europeo dand o un valore non meramente formale a quell’appuntamento, ma dandogli un valore sostanzia le. Non tedierò la vostra pazienza con un’analisi, che pure sarebbe doverosa (ma non mancheranno altre occasioni), sulla situazione di profondo scon volgimento istituzionale internazionale.

RENZI, presidente del Consiglio dei ministri . Su come il mondo fuori dall’Italia stia cambiando e come paradossalmente questo mondo riduca lo spazio dell’Europa, riduca il margine di potere che l’Europa ha. Non vi tedierò su questo, ma penso di avere il dovere di dire al Senato della Repubblica che se vogliamo immaginare che il semestre europeo sia una cosa seria noi dobbiamo raccontare, spiegare, pensare che tipo di Europa immaginiamo ne lla cornice internazionale che sta mutando. Non possiamo immaginare che il semestre europeo sia semplicemente l’occasione per fare le nomine per le nuove istituzioni. Abbiamo bisogno di raccontare che cosa significhi l’Europa nel mondo che cambia.

RENZI, presidente del Consiglio dei ministri . Questo è il punto centrale del semestre europeo, e non saremo credibili se non riusciremo ad arrivare al semestre europeo avendo sistemato ciò che dobbiamo sistemare noi. Capisco che in quest’Aula, come alla Camera, come n ell’opinione pubblica, ci sia la facile tendenza a considerare l’Europa la madre dei nostri problemi . Vorrei dire non soltanto che per me e per il Governo che ho l’onore di presiedere non è così, ma che nella tradizione europea-europeista sta la parte migliore dell’Italia (Applausi dai Gruppi PD e PI) , che nella tradizione europea-europeista, nei valori di libertà e democrazia sta la certezza che l’Italia ha un futuro e non soltanto un passato. E quando penso a quell’uomo che in un’isoletta immagi nava gli Stati Uniti d’Europa mentre infuriava il conflitto (Applausi dai Gruppi PD e PI) , quando penso a quell’uomo che, in un momento di difficoltà per il nostro Continente e di confronto fratricida, riusciva a intuire, a immaginare, in qualche modo a profetizzare in modo laico una visio ne degli Stati Uniti d’Europa, mi sento orgoglioso di essere appartenete alla storia italia na. Il punto è che mettere a posto le cose di casa nost ra non deriva da un obbligo europeo: non è la signora Merkel o il governatore Draghi a chiedere d i essere seri con il nostro debito pubblico: è il rispetto che dobbiamo ai nostri figli, alle generaz ioni che verranno

è il rispetto che dobbiamo alle persone che verra nno dopo di noi che ci impone di guardare ai conti pubblici in modo diverso da come è stato f atto da chi ha scialacquato nel corso degli ultimi decenni. Questo è il punto centrale. E se noi siamo in condi zione di arrivare al 1° luglio avendo affrontato i temi costituzionali, istituzionali, elettorali, di lavoro, di fisco, di pubblico impiego, di giustizia e impostato un diverso atteggiamento verso la scuola, propongo a questo Senato e alla Camera dei deputati di essere in grado di vivere il semestre e uropeo come l’occasione in cui guidare le istituzioni dell’Europa per sei mesi studiando una proposta affinché nei prossimi vent’anni potremo guidare l’Europa politicamente, in un percorso che riguarda i nostri figli e che è uno dei punti centrali della credibilità delle istituzioni.

Se questo è vero, ho il dovere di entrare nel merit o delle modalità con cui questo atteggiamento deve diventare realtà. Ho anche il dovere di dirvi che la subalternità culturale con la quale, troppo spesso, si è considerata l’Europa come la nostra matrigna è una subalternità culturale della quale possiamo liberarci solo noi. Non possiamo immaginar e che qualcun altro risolva i nostri problemi. Noi viviamo in un momento in cui la «generazione Erasmus», che tra l’altro è rappresentata al Governo, ha conosciuto il sogno degli Stati Uniti d ‘Europa come concretezza, che ha conosciuto l’euro come unica moneta o quasi. Di fronte a questa generazione, noi avvertiamo il bisogno di indicare una prospettiva di futuro e non di vivere di rimpianti e di ricostruzioni fasulle del passato. Propongo a questo Senato di essere la legislatura della svolta. Avrei preferito che questo passaggio fosse stato preceduto da un chiaro mandato elettorale.

Ma sappiamo come sono andate le elezioni. Oggi proponiamo di essere nella condizione di valutare u na scelta politica. Non vi sorprenderà il fatto che in questo Governo sono rappresentati i segretari de i maggiori partiti, perché questo è un Governo politico e noi pensiamo che la parola “politica” non sia una parolaccia. Noi pensiamo di poter andare nelle piazze a dire ch e la politica che noi abbiamo in testa è reale, vera e precisa. Noi pensiamo che non ci sia politica alcuna che non parta dalla centralità della scuola.

Mi piacerebbe che chi ha la presunzione di avere la verità in tasca avesse la possibilità di confrontarsi con le insegnanti delle scuole e le fa miglie nella loro vita di tutti i giorni, perché l’ idea che da questa parte ci sia la casta e dall’altra ci siano i cittadini si è un po’ rovesciata. Lo dico a una parte di questo Parlamento. Chi di noi tutti i giorni ha incontrato cittadini, insegnanti, educatori e mamme sa perfett amente che c’è una bellissima e straordinaria richiesta che è duplice.
Da un lato si chiede di restituire valore sociale all’insegnante, e questo non ha bisogno di alcuna riforma, ma di un cambio di forma mentis

Non ha bisogno di denaro, riforme, commissioni di studio: c’è bisogno del rispetto che si deve a chi quotidianamente va nelle nostre classi e assume su di sé il compito struggente e devastante di essere collaboratore della creazione di una libertà, della famiglia e delle agenzie educative. Il compito di u n insegnante è straordinario. Ci avete mai parlato con gli insegnanti e ascoltato quello che dicono oggi?

Spero che il Presidente del Senato mi consenta di formulare questo invito ai senatori del mio partito : ricordiamoci sempre che svolgiamo una funzione sociale, tesa a recuperare le difficoltà c he stanno incontrando in questo momento i senatori e le senatrici del Gruppo del Movimento 5 Stelle ne i confronti della propria base e dell’opinione pubblica che li sostiene. . Non è facile stare in un partito in cui c’è un capo che dice: «I o non sono democratico». Quindi, vogliamogli bene anche se loro non ne vogliono a noi. Io non ho fretta. Vado avanti.

Parlavo degli insegnanti. Qual è la priorità che questo Paese ha nei confron ti degli insegnanti? Sicuramente lo sa il Ministro dell’istruzione pubblica e dell’università : coinvolgere dal basso in ogni processo di riforma gli operatori della scuola. Non c’è dubbio. Ma c’è una priorità a monte: recuperare quella fiducia, quella credibilità, recuperare quella dimensione pe r cui se qui si fanno le cose, allora nelle scuole si può tornare a credere che l’educazione sia davvero il motore dello sviluppo. Ci sono fior di studi di economisti che dimostrano come un territorio che in veste in capitale umano, in educazione, in istruzione pubblica è un territorio più forte rispe tto agli altri. Da Presidente del Consiglio io entrerò nelle scuole , una volta ottenuta – se così sarà – la fiducia da l Senato e dalla Camera.

Mercoledì mattina, come faccio tutte le settimane, mi recherò in una scuola (la prima sarà un istituto di Treviso, perché ho sc elto di partire dal Nord-Est, mentre la settimana prossima andrò in una scuola del Sud), e lo farò pe rché penso che sia fondamentale che il Governo non stia soltanto a Roma, e quindi mi recherò nelle scuole, come facevo da sindaco, per dare un segnale simbolico, se volete persino banale, per di mostrare che da lì riparte un Paese. Dalla capacità di educare, di tirare via, di tirare fuori (nel sen so latino del termine) nasce la credibilità di un P aese, ma per farlo c’è bisogno della capacità di garantir e una concretezza amministrativa. Con quale credibilità possiamo dire questo se conti nuiamo a tenere gli investimenti nell’edilizia scolastica bloccati da un Patto di stabilità intern o che almeno su questa parte va cambiato subito? Come si può pensare che il Comune, la Provincia abb iano competenza sull’edilizia scolastica senza però avere la possibilità di spendere soldi che son o lì bloccati perché esistono norme che si preoccupano della stabilità burocratica ma non si r endono conto della stabilità delle aule in cui vanno a studiare i nostri figli?

Come è possibile che non ci sia chiarezza su ques to aspetto? Domani scriverò una lettera ai miei colleghi sindaci, oltre 8.000, per chiedere a tutti loro e ai Presidenti delle Province sopravvissuti (Commenti dal Gruppo LN-Aut) di fare il punto della situazione sull’edilizia scolastica, seguendo un be llissimo ragionamento del senatore Renzo Piano. Non so chi di voi ha avuto modo di conoscere le parole, a mio giudizio straordinarie, che Renzo Piano ha pronunciato pochi giorni fa in un’intervista. Piano ha invitato a rammendare i nostri territori, a rammendare le periferie. Credo sia un’ espressione molto bella, che dà il senso di ciò di cui abbiamo bisogno. Noi abbiamo bisogno di interve nire nell’edilizia scolastica dal 15 giugno al 15 settembre, con un programma straordinario – dell’ordine di qualche miliardo di euro, e non di qualche decina di milioni – da attuare sui singoli territori, partendo dalle richieste dei sindaci e intervenendo in modo concreto e puntuale. Ma come? Di fronte alla crisi economica parti dalle scuole? Sì: di fronte alla crisi economica non puoi non partire dalle scuole. Di fronte alla crisi economica partire dalle scuole significa partire, i nnanzitutto, da una tregua educativa con le famiglie e da un intervento nell’edilizia e nella i nfrastrutturazione scolastica su cui, nelle prossim e settimane, vedrete concreti risultati. È chiaro che il tema della scuola è parziale rispet to al grande tema dell’educazione. Si inizia con gl i asili nido. Gli Obiettivi di Lisbona vedono oggi un Paese drammaticamente diviso in due, tra una parte dell’Italia che ha già raggiunto quegli obiet tivi (con alcune città che stanno sopra il 40 per cento) e una parte dell’Italia che veleggia su perc entuali drammatiche. Alcune non arrivano neanche a doppia cifra: mi riferisco al numero dei bambini che frequentano gli asili nido. Non è un tema da addetti ai lavori. È il tema vero nella vita di tutti i giorni. (Applausi dal Gruppo PD) . È il tema che si collega non necessariamente, ma parzialmente, al fatto che abbiamo la condizione di disoccupazione femminile più alta d’E uropa. Ed è inaccettabile in una cornice come quella in cui stiamo vivendo.

È un tema che si collega al fatto che un bambino c he non frequenta l’asilo nido ha un’occasione in meno rispetto a un suo coetaneo di un altro Paese. Però, non vorrei che questo facesse venir meno un g iudizio sulle priorità che riguardano la condizione economica. Metto a verbale che la scuola è il punto di partenza, e intervengo sulle quattro riforme che vi proponiamo, che vi proporrem o nelle prossime settimane e nei prossimi mesi, e la cui urgenza è l’elemento che detta la scansion e temporale dei prossimi mesi e dei prossimi anni, e anche il cambio che noi abbiamo fatto all’interno del Governo. Cambio che non può in alcun modo oscurare i risulta ti che ha ottenuto il Governo precedente. E fatemi rivolgere un pensiero particolare al Preside nte del Consiglio uscente, l’onorevole Enrico Letta.

Dicevano che al Senato non vi divertivate: invece, vi vedo sereni. Vi garantisco che vi divertirete sempre di più! Dal 2008 al 2013, mentre qualcuno si divertiva, il PIL di questo Paese ha perso 9 punti percentuali. La disoccupazione giovanile è passata dal 21,3 al 4 1,6 per cento.  La disoccupazione è passata dal 6,7 per cento al 12,6 per cento, in base all’ultimo dato. Non sono i nume ri di una crisi: sono i numeri di un tracollo. ..

Non si tratta di rispondere semplicemente con dei numeri a numeri. La crisi ha il volto di donne e di uomini, e non di slides . Chi ha avuto modo di conoscere le dinamiche delle c risi aziendali, chi ha stretto la mano al cassintegrato, chi è entrato, perché faceva il sind aco, in una fabbrica o chi ha visto, da parlamentar e e da senatore, e ha ricevuto delegazioni di lavorat rici e di lavoratori sa perfettamente che la crisi non è un numerino. Però questo numero è impietoso. Però questo numero è devastante. Però questo numero impone un cambio radicale delle politiche economiche. Il cambio radicale delle politiche economiche passa innanzitutto da alcuni provvedimenti concreti che, con il ministro Padoan, abbiamo discusso e che approfondiremo nel corso delle prossime settimane. Il primo elemento su cui prendiamo un impegno è lo sblocco totale – non parziale – dei debiti della pubblica amministrazione attraverso un diverso util izzo della Cassa depositi e prestiti. Il secondo elemento che mettiamo immediatamente all ‘ordine del giorno è la costituzione e il sostegno di fondi di garanzia, anche attraverso un rinnovato utilizzo della Cassa depositi e prestiti, per risolvere l’unica reale, importante e fondament ale questione che abbiamo sul tappeto, che è quella delle piccole e medie imprese che non riesco no ad accedere al credito.

Il terzo punto che poniamo immediatamente alla vost ra attenzione – lo faremo nelle prossime settimane – è una riduzione a doppia cifra del cune o fiscale, attraverso misure serie e irreversibili, legate alla revisione della spesa, che porterà nel corso dei primi mesi del primo semestre del 2014 a vedere dei risultati immediati e concreti. Su questi tre impegni siamo nelle condizioni di non offrire parole, ma interventi precisi e puntuali. Basta? No! Non basta (sono il primo a dirlo), e non perché la parte delle regole e della normativa non sia una parte importante. Nessun decreto crea, attraverso le regole, posti di lavoro: al massimo può accadere che faccia allontanare dei posti di la voro (ma questa è un’altra storia). Noi partiremo, entro il mese di marzo, con la discu ssione parlamentare del cosiddetto Piano per il lavoro, che, modificando uno strumento universale a sostegno di chi perde il posto di lavoro, interverrà attraverso nuove regole normative, anche profondamente innovative. Infatti, se non riusciamo a creare nuove assunzioni, il problema de lle garanzie dei nuovi assunti neanche si pone. Immaginiamo però di intervenire in modo strutturale nella capacità di attrarre investimenti in questo Paese, investimenti che negli ultimi anni, purtropp o, in virtù della crisi, sono profondamente diminuiti, arrivando ai 12 miliardi dello scorso an no. C’è un dibattito surreale intorno a questo tema . Sembra che l’interesse nazionale impedisca l’attraz ione degli investimenti. Sembra che, quando un soggetto vuole investire in Italia, questo debba es sere cacciato al grido di «guai allo straniero!». Un Paese vivo, ricco, aperto e curioso non ha paura di attrarre investimenti: li va a cercare e fa di tut to per agevolare l’investimento da parte di soggetti c he vengono dall’esterno. Da sindaco potrei parlarvi della madre di tutte le privatizzazioni: l a privatizzazione del Nuovo Pignone, che negli Novanta ha visto un incredibile aumento delle performance da parte del suo acquirente (gli americani di GE) e che oggi consente di aver moltip licato per 7 i posti di lavoro. L’interesse nazionale non è il lancio di agenzia de l deputato o senatore in cerca di visibilità: l’interesse nazionale è il posto di lavoro che si crea, è una famiglia che riesce a uscire dalla situazione di disoccupazione. L’interesse nazionale che ha questo Paese è quello di migliorare la sua attuale posizione nella classifica internazionale: siamo al penultimo posto nella classifica OCSE – correggetemi se sbaglio – per la capacità di attraz ione, mentre siamo al 126° posto nel « Doing business index » della World Bank. Questo ci porta ad essere perce piti all’esterno solo come un Paese meraviglioso in cui andare in vacanza. Ma c’è un Paese potenzialmente più attrattivo del nostro? C’è un Paese che può coniugare la qualità d el vivere bene con la capacità di tenere in piedi la genialità, l’intuizione, l’innovazione da parte delle lavoratrici e dei lavoratori? Vi sembra possibile che, mentre nel mondo le startup e le grandi aziende innovative, dagli Stati Uniti a Israele, vivono, crescono (in alcuni casi a nche muoiono, perché questo è il destino delle startup ), in una dimensione straordinariamente innovativa, noi siamo invece fermi ad un principio per il quale, tra conferenze dei servizi, soprinten denze e freni burocratici, prima di riuscire a port are a casa un risultato concreto, come quello dell’aper tura di un capannone, viviamo dei tempi che sono biblici? Ma non sentite quanto stride, nella concretezza di tutti i giorni, l’urgenza da cui siamo partiti a fronte invece delle difficoltà che la macchina pubb lica mette nei paletti a chi vuole venire a investire? Occorre un Paese semplice e coraggioso s ul lavoro, un Paese che non abbia paura – lo sottolineo – ad affrontare in modo diverso il rappo rto con la pubblica amministrazione. Mi permetterete di dire – e so che potrà sembrare p ersino provocatorio – che vi sono settori dello Stato che vivono le peripezie della politica con ap parente rispetto, ma con un sostanziale retropensiero: i Governi passano, i dirigenti resta no. Talvolta mi è venuto in mente di pensare che sarebbe meglio il contrario, ma in realtà non è così, sarebbe una forma eccessiva. Credo però che sia civile un Paese che afferma la contestualità tra l’ espressione popolare del Governo del Paese e la struttura dirigente della macchina pubblica.

In altri termini, credo sia arrivato il momento di dire con forza che una politica forte è quella che affida dei tempi certi anche al ruolo de i dirigenti e che non può esistere, fermi e salvi i diritti acquisiti, la possibilità di un dirigente c he rimane a tempo indeterminato e che fa il bello e il cattivo tempo. Non siamo per sottrarre responsabilità ai dirigenti : siamo per dargliele tutte. Vorremmo che la parola accountability trovasse una traduzione in italiano, perché vi son o le responsabilità erariali, quelle penali e quelle civili, però non ve n’è una da mancato raggiungimento degli obiettivi, se non a livello teorico: questa, però, è una sfida di buon senso, che nell’arco di quattro anni può essere vin ta e affrontata se partiamo subito e se abbiamo anche il coraggio – lasciatemelo dire – di far emergere in modo netto, chiaro ed evidente che ogni centesim o speso dalla pubblica amministrazione debba essere visibile on line da parte di tutti. Questo significa non semplicemente il Freedom of Information Act , ma un meccanismo di rivoluzione nel rapporto tra cittadini e pubblica a mministrazione tale per cui il cittadino può verificare giorno dopo giorno ogni gesto che fa il proprio rappresentante. Non è soltanto questo, ovviamente, il processo di r iforma della pubblica amministrazione che presenteremo prima delle elezioni, ma vogliamo anch e a tutti i costi intervenire sul fisco, attraverso l’utilizzo della delega fiscale che il Parlamento h a affidato, che riteniamo debba caratterizzarsi per alcune caratteristiche chiaramente visibili da part e dei cittadini. Riuscire ad inviare a tutti i dipendenti pubblici ed ai pensionati direttamente a casa, magari attraverso uno strumento di tecnologia semplice – visto che il Papa ha detto ch e Internet è un dono di Dio, possiamo smettere di considerarlo come il nostro ostacolo o come un prob lema – la dichiarazione dei redditi precompilata. Si tratta di una proposta concreta e puntuale che nel corso delle consultazioni abbiamo ricevuto e recepito, che può immediatamente mostrare come cambia il rapporto tra cittadino e pubblica amministrazione. Se il fisco smette di essere il nemico e di essere ostile, se smette di essere un fisco che fa paura e diventa uno spauracchio, ma assume i connotati di u na sorta di consulenza che fa al cittadino – salvo poi quando accade che qualcuno davvero commette rea ti o comunque è passibile di sanzioni amministrative, perché allora la repressione dev’es sere durissima – esso assumerà connotati diversi, tali da far uscire i cittadini dal pregiudizio per il quale sembra sempre che chi è famoso e potente comunque la sfanga, mentre chi ha a che fare con un a cartella esattoriale – un milione di errori formali, tanti ve ne sono! – vive il rapporto con l a pubblica amministrazione come un’angoscia. E questo non può che condurci naturalmente verso il quarto e ultimo punto che voglio citare: quello relativo alla giustizia. Abbiamo vissuto 20 anni di scontro ideologico su qu esto tema. Può piacere o meno. Non credo che alcuno, dopo 20 anni, convincerà l’altra parte dell a bontà delle proprie opinioni. Dopo 20 anni credo che le posizioni siano calcificate, siano intangibi li, che nessuno possa convincere l’altro che si è compiuto un errore, o che si è fatto bene. Credo sia arrivato il momento di mettere nel mese d i giugno (sarà compito del Ministro competente) all’attenzione di questo Parlamento un pacchetto organico di revisione della giustizia che non lasci fuori niente. Parto dalla giustizia amministrativa. Siamo un Paes e in cui – lasciatevelo dire da chi costantemente ci batte la testa – lavorano più, negli appalti pub blici, gli avvocati che i muratori.

Negli appalti pubblici non c’è alternativa al ricorso sul controricorso con la sospensiva. Siamo al punto che i tribunali amministrativi regionali disc ettare di tutto. Siamo al punto che un provvedimento di un sindaco (in alcuni casi, anche del Parlamento) è comunque costantemente rimesso in discussione in una corsa ad ostacoli imp ressionante. Ma come possiamo dare certezza del diritto se noi p er primi abbiamo un sistema (sono partito da quello amministrativo) che crea inquietudine non gi à soltanto agli investitori stranieri, ma agli stessi 5 Stelle. Noi invitiamo a riflettere su una possibi le soluzione semplice, evidente, alla portata di tu tti noi. Nel rispetto delle diverse posizioni chiudiamo il disegno di legge Delrio e impediamo di votare il 25 maggio per le Province, ma nella discussione sul Titolo V riapriamo fra di noi la discussione su cosa debbono essere le Province. Mi pare un punt o equilibrato, perché dimostra che noi sul tema delle Province non possiamo perdere il passaggio ch e è aperto davanti a noi. Volete davvero rivotare il 25 maggio per 46 istituzioni provincial i? Chi si assume la responsabilità di dire che questo non è un costo e, soprattutto, non è una per dita di opportunità? Vogliamo tornare all’ennesimo TAR che interviene giudicando illegitt ima l’una o l’altra misura? Esiste lo spazio per chiudere questo passaggio in modo rapido. Il secondo punto sulle riforme è il seguente. Noi v ogliamo sfidare il Parlamento; non consideriamo il Parlamento un inutile orpello. Noi siamo pronti a recuperare, nell’ambito di una cornice condivisa, tutti i miglioramenti possibili. Noi non abbiamo l’ idea di venire a dettare la linea e di aspettare ch e rapidamente si esegua nelle Aule parlamentari. Ma stiamo scherzando? Però, vi chiediamo di farvi carico, insieme a noi, del fatto che i tempi non so no più una variabile indipendente; e che se non iniziamo dalle riforme istituzionali e costituziona li e poi interveniamo nel pacchetto di riforme che vi ho esposto nel corso dell’intervento, noi perdia mo la possibilità di essere considerati credibili n on tanto dai nostri partner europei, ma anche e soprattutto dai nostri concitt adini. Vado alla conclusione. Esistono numerosi provvedime nti, di cui abbiamo discusso in fase di consultazione, che non sono rientrati nell’ambito d i questa relazione programmatica, per scelta. Mi piacerebbe raccontarvi quanto intendiamo investire sulla cultura come elemento identitario. So che c’è una parte tra voi, onorevoli senatori e gentili senatrici, che ritiene che la parola «identità» si a in qualche misura il baluardo contro la parola «integr azione». Non è così. Io credo che l’identità sia la base per l’integrazione. Il contrario di integrazione non è identità: è disintegrazione. Un Paese che non si integra non ha futuro. Ecco per ché, a fronte di un dibattito culturale che ha visto i diritti divenire oggetto di scontro (al pun to che ciascuno di noi ha portato la propria bandierina in tutte le campagne elettorali sul tema dei diritti, a destra come a sinistra, ma poi non si è mai fatto niente), noi immaginiamo, con questo Go verno e con il vostro aiuto, di trovare dei punti di sintesi reali, che permettano a quella bambina che ha dodici anni e che frequenta la quinta elementare…

Quella bambina che è nata nella stessa città in cui è nata la sua compagna di banco, di avere la possibil ità, dopo un ciclo scolastico, di essere considerata italiana, esattamente com’è la sua compagna di banco. Ciascuno di noi ha una propria valutazione; se qual cuno di noi pensa che sarebbe giusto che quella bambina fosse considerata italiana al momento della nascita, ma altri tra di noi pensano che occorra almeno un ciclo scolastico, lo sforzo oggi non è af fermare le proprie ragioni contro gli altri, ma trovare il punto di sintesi possibile, così come su i diritti civili. Oggi una mia amica mi ha scritto: «Se devi approvare una forma di unioni civili che non sia quella che vogliamo noi, allora non approvarla». No, non è così: sui diritti si fa lo sforzo di ascoltarsi, di trovare un punto di sintesi. Questo è un cambio di metodo profondo . Sui diritti si fa lo sforzo di trovare un compromesso anche quando questo compromesso non ci soddisfa del tutto. Ci ascolteremo reciprocamente, ma la credibilità su questo tema sarà il punto di caduta di un’intesa possibile, che già è stata costruita nel corso di questi giorni. Lo vedremo. Sostenere, però, che l’identità è il contrario dell ‘integrazione significa fare a pugni con la realtà, significa prendere a botte il niente. Vorrei che ci mostrassimo reciprocamente le facce d ei nostri ragazzi quando vanno in uno degli eventi che organizzano gli enti territoriali o a vi sitare un museo di notte, quando si rendono conto, cioè, che la cultura è qualcosa con cui si mangia, ossia qualcosa di cui si nutre l’anima. Quando dico che si mangia con la cultura dico che, allora, biso gna anche avere il coraggio di aprirsi agli investimenti privati nella cultura.

Se si dice che è sbagliata la frase che con la cultura non si mangia, bisogna anche avere il coraggio di dire che la cultura deve aprirsi al coinvolgimento degli investimenti privati e creare posti di lavoro. Vorrei, però, mostrare a me stesso e a voi le facce e i volti di chi, in questi anni, ha avuto modo, ad esempio, di vedere un museo di notte, ha avuto modo di farsi interrogare da un’opera d’arte, ha avuto modo di provare ad ascoltare la bellezza dell a musica, non soltanto nelle scuole – dove va portata o riportata in modo diverso – ma anche nell a quotidianità. In una qualsiasi realtà del mondo che non sia l’Ita lia, essere italiani è un dono. In una qualsiasi realtà del mondo che non siano i nostri palazzi dei poteri, essere italiani è un elemento di bellezza che non so quanto salvi il mondo, ma sicuramente sa lva l’ export delle nostre aziende. In un qualsiasi luogo che non sia l’angusta autoreferenzialità del nostro dibattito, i valori della cultura fanno di n oi una superpotenza mondiale. Se noi non siamo nelle condizioni di comprendere ch e è il mondo piatto nel quale viviamo è un mondo che paradossalmente ci offre delle opportunit à senza fine, che possono unire i distretti tecnologici con i beni culturali, che possono unire la capacità di investire sulle nuove generazioni con l’esperienza, la saggezza e la bellezza dei più grandi, se noi non siamo in grado, su questo tema, di essere concretamente operativi, perdiamo un pezz o del nostro patrimonio culturale ed economico. È un pezzo della risposta alla crisi modificare le regole del gioco anche in questi settori.

Non ho parlato, ma non lo posso fare adesso, di com e nel piano per il lavoro che presenteremo a marzo ci sarà una sorta di piano industriale per i singoli settori: sulle energie alternative, intese non semplicemente come il sussidio o l’intervento su un singolo settore, ma come il bisogno di andare a inventarsi nuovi posti di lavoro; sulla chimica ver de, sull’innovazione tecnologica applicata alla ricerca, sugli investimenti veri e profondi che si possono fare contro il dissesto idrogeologico in un Paese in cui abbiamo soldi bloccati e fermi – anche per responsabilità delle pubbliche amministrazioni – che gridano vendetta, non soltant o per ciò che stanno vivendo in queste ore il modenese o l’area di Olbia, ma anche per come in qu esti anni abbiamo dovuto vivere con il fiatone certe emergenze che potevano essere affrontate in m odo molto più semplice. Ma davvero abbiamo ancora soldi fermi sulle casse d i laminazione ed espansione, quando il mondo che sta cambiando rende così semplice intervenire i n questa situazione? Ma davvero in alcune realtà del Paese ancora non sappiamo chi ha il potere di i ntervento sugli argini, per l’eccesso di funzioni tra le Regioni, le Province, i Comuni, le autorità d’ambito? Davvero pensiamo che questi siano temi di serie B, di cui non parlare perché dobbiamo conf rontarci soltanto parlando tra di noi delle nostre realtà quotidiane? Come facciamo a non prendere att o che anche su questo tema c’è bisogno di una svolta reale? Potrei continuare a lungo ma non lo farò. Mi limito a chiudere con l’espressione di un sentimento personale. Ieri, arrivato a Palazzo Chigi, ho scelt o di fare alcune telefonate simboliche, ma non solo simboliche. Ho chiamato due nostri concittadini ita liani che sono da troppo tempo bloccati a Nuova Delhi per una vicenda assolutamente allucinante, pe r la quale garantisco l’impegno personale mio e del Governo.

Ho chiamato una ragazza della mia età: si chiama Lucia, è di Pesaro. In questi giorni sta combattendo per un processo p erché è stata sfregiata in volto dal suo ex fidanzato ed è una de lle persone a cui ho voluto far sentire la vicinanz a di questo Paese. Ho chiamato – so che non vi interessa ma a me sì – un mio amico che ha perso il posto di lavoro . Credo che capire cosa significa incrociare lo sguardo di un papà (per non dire un babbo) che ha p erso il posto di lavoro e rendersi conto che il tuo compito non è quello di star qui ad urlare, ma è cercare di dare delle risposte concrete per cambiare le regole del gioco segni la differenza tr a la sua propaganda, senatore, e la nostra politica. Tuttavia, ho scelto anche e soprattutto di pensare a cosa significhi per un ragazzo che oggi ha più o meno la mia età il fatto che il Governo scelga di d ire che questo è il momento della svolta radicale. Mi sono cioè messo in testa di pensare a cosa possa significare per ciascuno di noi il fatto che non soltanto noi oggi viviamo un momento di cambio del Governo, ma cosa questo cambio del Governo significhi nella vita delle persone. Una signora, s cherzando fino ad un certo punto (forse voleva farmi un complimento), ieri uscendo dalla messa mi ha detto: «Certo, se fai il Presidente del Consiglio tu, lo può fare veramente chiunque».
Lei probabilmente voleva essere carina, non le è venuto granché bene, o forse è la verità. Però ho p ensato che questo è proprio vero, fino in fondo. Io arrivo a questa responsabilità provenendo da un’ esperienza politica innovativa, forte ed autorevole quale quella del Partito Democratico, ne lla quale si è data la possibilità a una generazione di sfidarsi; si è data la possibilità d i provarci. Al mio partito va la mia gratitudine, c ome naturalmente agli altri partiti che compongono la c oalizione, come è doveroso che sia; tuttavia una gratitudine particolare va al mio partito, che in u n certo momento ha consentito di dire: se avete ide e giocatevela; se avete sogni, provate a mettervi in gioco. Oggi noi siamo pieni di persone, di momenti, di vit a, in cui è esattamente l’opposto, in cui ci dicono «no, non si può fare, non si riesce a raggiungere i l risultato». In cui ci dicono praticamente tutti, sempre e comunque, che c’è un blocco, che l’Italia non esce dalla crisi, che il mutuo in banca non te lo danno per acquistare casa, che, mentre fai l’app rendista, non hai neanche la possibilità di avere quei soldi che ti servono per mangiarti una pizza e bere una birra. A questa generazione cosa diciamo noi oggi qui? Noi oggi qui diciamo che l’It alia vuole diventare il luogo delle opportunità. Non credo che ci siano pari opportunità nel fatto c he ci sia la metà di donne nel Governo; l’opportunità – permettetemi la battuta – è dispari , non è pari, ce ne è sola una. Noi abbiamo una sol a occasione: è questa. E noi vi diciamo, guardandovi negli occhi, che se dovessimo perdere, non cercheremmo alibi. Se perderemo questa sfida, la co lpa sarà soltanto mia. Deve finire infatti il tempo in cui chi va nei palazzi del potere, poi, tu tte le volte trova una scusa. Non ci sono più alibi per nessuno e primo per me.

In questo scenario però, lasciatemi concludere sul fatto che questa Italia delle possibilità è un’Ital ia che oggi vede un Governo chiedervi la fiducia sulla base di un cambiamento radicale, immediato e puntuale e che, però, contemporaneamente, offre tut to il meglio di quello che ha. L’idea che il futuro dell’Italia non sia quello di essere il fana lino di coda dell’Europa, che il futuro dell’Italia non sia stare a lamentarsi e piangere dalla mattina all a sera, che il futuro dell’Italia non sia semplicemente raccontarci come le cose vanno male o perché non ci fanno lavorare. Il futuro dell’Italia sta nelle qualità, nel genio, nell’inte lligenza e nella curiosità di ciascuno di noi. Noi siamo assolutamente certi che, mettendo tutti noi stessi in questa sfida, la possibilità di cambiare è reale , concreta e immediata, purché ciascuno di noi viva i l futuro non come un’incognita e purché ciascuno di noi sappia che è il tempo del coraggio e che questo tempo del coraggio non esclude nessuno e non lascia alibi a nessuno.

PRESIDENTE/ Ringrazio il Presidente del Consiglio dei Ministr i. Colleghi, per consentire al Presidente del Consigli o di recarsi alla Camera dei deputati e consegnare il testo delle dichiarazioni programmatiche, la sed uta viene sospesa e riprenderà prima possibile con gli interventi in discussione generale secondo la r ipartizione dei tempi già definita dalla Conferenza dei Capigruppo. A partire dalle ore 20 seguiranno in diretta televi siva la replica del Presidente del Consiglio e le dichiarazioni di voto. Successivamente si procederà alla votazione nominale con appello. La seduta è sospesa.

 

Il resoconto stenografico del Senato: http://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/frame.jsp?tipodoc=hotresaula&id=1&mod=1393260530000&part=doc_dc-ressten_rs&parse=no&stampa=si&toc=no

Auguri di buon lavoro al ministro Giannini

24 Febbraio 2014

Auguri di buon lavoro al ministro Giannini

La nota di Di Menna alla senatrice Stefania Giannini nominata a capo del dicastero di Viale Trastevere

Sen. Stefania Giannini
Ministro Istruzione Università e Ricerca

A nome della Uil Scuola Le auguro buon lavoro.
Le assicuro la leale collaborazione della Uil Scuola, e mia personale, nell’impegnativo compito connesso al prestigioso incarico.
Auspico che la centralità del sapere possa essere elemento caratteristico dell’azione del Governo.
Chi, ogni giorno, con il proprio lavoro e il proprio impegno fa funzionare la scuola pubblica richiede cambiamento, concretezza, soluzioni ai tanti problemi.

Distinti saluti
Massimo Di Menna

 

Avviato il confronto per la circolare sugli organici del prossimo anno

  24 Febbraio 2014

Avviato il confronto per la circolare sugli organici del prossimo anno

  Organici per il sostegno 2014-2015 e 2015-2016 | Dati iscrizioni e atipicità 

  Trend in aumento per le iscrizioni

Il 20 febbraio si è svolto al Miur un incontro tra le organizzazioni sindacali ed il dott. De Angelis, della Direzione del personale, per la definizione degli organici 2014-2015. Per la UIL ha partecipato Noemi Ranieri.

Sostegno
Per l’attuazione del decreto “Scuola riparte” sulla stabilizzazione dei posti di insegnamento sul sostegno  il MIUR ha presentato tre diverse ipotesi di calcolo del contingente di posti da trasformare dall’organico di fatto all’organico di diritto, con la conseguente stabilizzazione. Per la UIL va applicata una formula che  consenta di  distribuire a tutti i territori una parte del contingente sulla base dell’organico già arricchito dalla quota dei 4447 posti autorizzati a gennaio  2014 ed una con funzione perequativa  tendente ad equilibrare la media nazionale colmando le forti differenze esistenti.
Iscrizioni a. s. 2014-2015
I dati sulle iscrizioni confermano un trend di incremento di circa 34.000 studenti  molto consistente nella secondaria di secondo grado che si  aggiungono agli oltre 17000 iscritti in più registrati per il corrente anno scolastico rispetto al precedente, per un  totale di 51.000. Per la UIL è insostenibile la situazione in cui anche per fronteggiare il fenomeno dei NEET, giovani che non studiano né lavorano, si pensi di non intervenire per dare risposte concrete al problema  delle circa 2000 classi in più che ne derivano, a cui deve corrispondere un incremento di organico.
Atipicità
Il MIUR ha informato le organizzazioni sindacali sulle proposte di modifica ed integrazione delle tabelle degli insegnamenti atipici, che riguardano la modifica dell’attribuzione alla classe A019 dell’insegnamento di diritto e tecniche amministrative della struttura ricettiva nell’indirizzo dei servizi per l’ospitalità alberghiera, l’insegnamento della geografia economica nell’organico delle classi prime, assegnata alla classe di concorso 39/A.
Alcuni aggiustamenti riguardano poche  classi  tecnico pratiche, con una più definita articolazione delle ore di laboratorio.
La UIL Scuola ha rappresentato l’esigenza di dare concreta attuazione al principio di salvaguardia dei docenti inclusi nelle graduatorie ad esaurimento per le classi più a rischio quali ad esempio la 52/A e la 48/A ed altre. Le diverse questioni saranno oggetto di successivi confronti.
La UIL, insieme alle altre organizzazioni ha richiesto un incontro rapido sulla questione dei Pas, accordato per il 24  febbraio, nella stessa data verrà fornita una prima informativa sulla situazione delle graduatorie ad esaurimento.

 

ATA: la UIL chiede organici stabili pluriennali

  24 Febbraio 2014

La Uil chiede organici stabili pluriennali

  #ATA | INCONTRO MIUR-SINDACATI

In data 20 febbraio si è svolto un incontro tra Organizzazioni Sindacali Scuola e MIUR sulle problematiche dell’organico ATA.
Per la UIL Scuola ha partecipato Antonello Lacchei.

I rappresentanti del MIUR hanno presentato dati analitici sulle aggregazioni di posti per tipologia di istituto e per profilo, e si sono impegnati a fornire, nel prossimo incontro, i risultati complessivi dello sviluppo delle tabelle attualmente in uso.
Da parte sindacale è stata ribadita l’inadeguatezza del sistema di ripartizione dei posti per scuola e la necessità, da parte delle istituzioni scolastiche, di conoscere con certezza ed in anticipo le dotazioni di personale per poter correttamente programmare le attività.
Per questo la UIL Scuola ha nuovamente chiesto di procedere ad una profonda modifica del sistema di distribuzione dell’organico tenendo conto dei reali bisogni delle scuole e dei nuovi carichi di lavoro, nel rispetto dei vincoli di bilancio sulla entità complessiva della spesa. Serve un nuovo modello di ripartizione dei posti che garantisca stabilità e certezze al personale e ponga le basi per migliori condizioni e maggiore qualità del lavoro ATA.
Se esiste la volontà di utilizzare al meglio le risorse professionali disponibili è possibile costituire, già a partire dall’organico di fatto, un organico funzionale pluriennale di scuola, dando attuazione alle norme del decreto Monti sulle reti di scuole. Questo potrebbe consentire – senza costi aggiuntivi – di qualificare personale amministrativo e tecnico per estendere gradualmente l’area tecnica a tutte le scuole e per centralizzare complessi processi amministrativi come le ricostruzioni di carriere e le pratiche pensionistiche per costituire un vero e proprio organico di rete che, al suo interno potrebbe prevedere la costituzione di posti di area C.

 

POSIZIONI ECONOMICHE ATA: continua l’azione sindacale

   19 Febbraio 2014

Continua l’azione sindacale

   POSIZIONI ECONOMICHE ATA

Le organizzazioni sindacali Cisl Scuola, Uil Scuola, Snals Confsal e Gilda Fgu hanno avuto oggi, 19 febbraio, un incontro informale col presidente della 7a Commissione del Senato e la relatrice del disegno di legge di conversione del DL 3/2014, nell’ambito delle iniziative messe in atto per rivendicare una soluzione alla questione delle posizioni economiche del personale ATA attraverso opportuni interventi emendativi del testo di legge in discussione.
I lavori della Commissione, in attesa che si formi il nuovo governo, sono stati rinviati alla settimana prossima: tuttavia gli esponenti politici presenti all’incontro hanno manifestato una precisa volontà di impegno in direzione delle richieste avanzate da parte sindacale.
Il testo integrale della nota nel link di seguito:

 Scarica la nota dei sindacati scuola

 

Pratica sportiva: incontro al Miur

  19 Febbraio 2014

Pratica sportiva

  Incontro al Miur

Il giorno 19 febbraio 2014 si è tenuto un incontro tra le organizzazioni sindacali e la direzione generale del bilancio del Miur per una informativa sullo stato di attuazione dei progetti di scuola per l’avviamento alla pratica sportiva.
Da quanto riferito dai rappresentanti del ministero, su una somma totale di 20.280.000,00, le scuole avrebbero impegnato 17.727.000,00. Risulta quindi un avanzo di circa due milioni e mezzo di euro.
La Uil Scuola, insieme agli altri sindacati, ha chiesto che i residui non impegnati per la pratica sportiva vengano restituiti alle scuole.
Su richiesta dei sindacati i dirigenti del Miur, prima di procedere all’assegnazione di dette risorse alle scuole, si sono impegnati per verificare l’esistenza di ulteriori economie, in modo da poter procedere ad un’unica assegnazione alle scuole.
Il confronto si dovrebbe chiudere con un accordo tra le parti che potrebbe essere sottoscritto in un prossimo incontro già programmato per il prossimo 5 marzo.
Per la Uil scuola ha partecipato Pasquale Proietti.

 

Dispersione scolastica: nessun rispetto per i tempi della scuola

  14 Febbraio 2014

Nessun rispetto per i tempi della scuola

  Dispersione scolastica | Incontro sindacati – ministero

Il ministero sta predisponendo la circolare per le scuole. Le domande entro il 28 febbraio.

Si è svolta presso la Direzione Generale dello Studente una riunione informativa sui finanziamenti oggetto del DM n.87/2014 per progetti contro la dispersione scolastica. Per la UIL  Scuola ha partecipato Rossella Benedetti.
In apertura di riunione, i rappresentanti dell’amministrazione hanno motivato la fretta di procedere all’attuazione dell’art. 7 del  dl 104/2013 con la necessità di impegnare i fondi a carico dell’anno 2013, che altrimenti sarebbero andati persi. Il dr. Mazzoli ha tenuto a precisare, però, che l’impianto generale del decreto riposa sulle esperienze già maturate sul territorio, che hanno permesso di individuare un percorso entro il quale tutte le scuole dovranno muoversi per accedere ai fondi. Alle organizzazioni sindacali si chiedeva oggi di contribuire alla stesura della comunicazione operativa rivolta agli Uffici scolastici regionali e ai dirigenti. Tale nota sarà inviata probabilmente già da domani  ed entro il 5 marzo p.v. gli Uffici scolastici dovranno restituire al ministero gli elenchi dei progetti ammessi al finanziamento.
La UIL Scuola, sottolineando, come tutti i presenti al tavolo, la mancanza di un atteso confronto con il ministro sul dl 104/2013, rispetto alla questione della dispersione scolastica ha auspicato che le attività finanziate con queste risorse abbiano anche un collegamento con tutte le altre iniziative prese per combattere il fenomeno, allo scopo di realizzare interventi organici ed efficaci e non episodici. Riguardo, invece, alla comunicazione da inviare, la UIL Scuola e le altre sigle hanno chiesto che si faccio un chiaro richiamo al passaggio contrattuale con le RSU per l’utilizzo di dette risorse, senza trascurare il coinvolgimento degli organi cui pertiene l’elaborazione dell’offerta formativa. È stata richiesta anche maggiore chiarezza per quanto riguarda le modalità di monitoraggio e valutazione dei progetti nell’ottica di un uso efficace dei finanziamenti.
Resta la perplessità per il dialogo a singhiozzo su temi che impattano fortemente sull’organizzazione del lavoro e sulle sue ricadute sulla qualità del servizio.

Scarica qui INFORMATICONUIL del 14/02/2014

SCIOPERO DEI DIRIGENTI SCOLASTICI: MANIFESTAZIONE A ROMA

  14 Febbraio 2014

SCIOPERO DEI DIRIGENTI SCOLASTICI: MANIFESTAZIONE A ROMA

Crescono le responsabilità, diminuiscono le risorse

I presidi: “Non si può continuare con la logica dei tagli senza nessuna logica funzionale”

Rosa Cirillo, Area V Uil Scuola: “ Il nostro lavoro prevede rapporti con 12 enti diversi per finalità e funzione: previdenziali, assistenziali, del lavoro e dell’economia. Abbiamo responsabilità verso alunni, insegnanti, personale Ata. E’ ora di mettere ordine nelle norme che mirano solo al risparmio e creano ingiuste disparità di trattamento.

Responsabilità e competenze aumentate nel tempo a cui non corrispondono riconoscimenti professionali adeguati. A manifestare oggi, davanti al ministero della Pubblica Istruzione in viale Trastevere a Roma, sono i dirigenti scolastici giunti da tutta Italia.

La dirigenza scolastica non è in nessun modo equiparata alle altre dirigenze – spiega Rosa Cirillo, segretaria nazionale dell’area V della Uil Scuola. Spesso non si considera – continua – che un dirigente scolastico mantiene rapporti obbligatori, con la possibilità di essere multato se non vengono rispettati dei criteri e delle scadenze, con almeno 12 enti differenti per finalità e funzione (Inps – ex gestione Inpdap – Inail – Agenzie delle Entrate – Ragioneria territoriale dello Stato – Rilevazioni statistiche – Uffici di collocamento – ASL – Consip – Revisori dei conti – Autorità di gestione – Avvocatura dello Stato – Giudici del lavoro).

Inoltre ha la gestione di più di una struttura scolastica, ha in media più di mille alunni, più di 100 docenti, più di 30 persone del personale ATA. Ha obblighi di trasparenza ed è garante della privacy. Mantiene rapporti sindacali e normativamente è ritenuto alla pari del datore di lavoro, quindi responsabile anche di anomalia che autonomamente non può risolvere. E l’elenco potrebbe continuare – spiega Rosa Cirillo – riprendendo le ragioni di questa giornata di sciopero.

Che la misura fosse colma era chiaro da tempo – spiega la responsabile dell’area V della Uil Scuola. Le ragioni? Responsabilità e oneri che sempre di più ricadono sulle istituzioni scolastiche, utilizzate come parafulmini di problematiche più ampie insolute.

Ma la goccia che ha fatto traboccare il vaso è il blocco dei contratti regionali, conseguenza immediata del blocco del Fondo Unico Nazionale. Fondo che raccoglie le somme, la parte variabile dello stipendio dei dirigenti. L’ufficio centrale di bilancio ha inteso che le retribuzioni dei dirigenti dovessero subire un taglio mensile di 150 fino a 200 euro mensili, decurtando dal fondo somme già precedentemente individuate, accantonate, e per le quali si era firmato un contratto nazionale alla presenza dell’amministrazione e dei sindacati rappresentativi della categoria. Una riduzione che non risponde a nessuna logica funzionale.

BY segreteria territoriale UILSCUOLA Catania

Salvo Mavica, segretario generale

 

POSIZIONI ECONOMICHE ATA: inaccettabile comportamento del Miur

  13 Febbraio 2014

Inaccettabile comportamento del Miur

  POSIZIONI ECONOMICHE ATA

Nella giornata odierna abbiamo riscontrato che, diversamente da quanto comunicato dal Miur solo ieri, nella sede della conciliazione sulle posizioni economiche Ata, sullo stipendio del mese di febbraio è stata bloccata – e dunque non liquidata – la somma relativa alle posizioni economiche attribuite dal settembre 2011.

Precisiamo che da verifiche effettuate non risulta in atto il recupero delle somme già pagate.

Dispersione scolastica: i progetti delle scuole entro il 28 febbraio

  10 Febbraio 2014

I progetti delle scuole entro il 28 febbraio

  Dispersione scolastica

  Stanziati 15 milioni di euro per attività integrative e pomeridiane

E’ stato emanato dal MIUR  il decreto ministeriale previsto dal decreto legge ‘L’Istruzione riparte’ (articolo 7), mirato alla lotta contro la dispersione scolastica..
Possono candidarsi tutti gli istituti comprensivi e le scuole secondarie di secondo grado (queste ultime per azioni rivolte alle classi del biennio iniziale), anche in rete tra loro. I progetti vanno inviati agli Uffici Scolastici Regionali entro il prossimo 28 febbraio. Le attività proposte dovranno essere avviate in questo anno scolastico e potranno proseguire nell’anno scolastico 2014-15.

Le finalità previste:

  • azioni finalizzate alla prevenzione del disagio causa di abbandoni scolastici precoci,
  • rafforzamento delle competenze di base 
  • l’integrazione degli alunni di cittadinanza non italiana.

I criteri di valutazione dei  progetti saranno:

  • impatto previsto sugli indicatori del rischio di dispersione scolastica
  • grado di innovazione didattica
  • trasferibilità delle azioni proposte
  • solidità delle partnership
  • prosecuzione delle  azioni che sono già state sperimentate con successo con  il coinvolgimento diretto degli Enti Locali.

Gli Uffici Scolastici Regionali predisporranno staff di accompagnamento e monitoraggio dell’andamento dei progetti finanziati.

 

Legge 104 e accesso al trattamento pensionistico: nota di sintesi della Uil Scuola

10 Febbraio 2014

Legge 104 e accesso al trattamento pensionistico

Nota di sintesi della Uil Scuola

Come è noto, con la circolare n° 44 del Ministero del Lavoro del 12.11.2013, è stata ampliata la platea dei derogati.

L’estensione riguarda anche il personale della scuola il quale, nel caso abbia fruito di permessi per l’art. 33 comma 3 della Legge 104 del 1992 e per l’art. 42 del Decreto Legislativo n° 151 del 26.03.2001, può produrre istanza al Dipartimento territoriale del Lavoro per far parte di una graduatoria stilata dall’Inps e, rientrando nelle 2.500 unità stabilite per l’anno 2014, potrà successivamente produrre istanza per il pensionamento a decorrere dal 1° settembre 2014.

Tale personale dovrà possedere i requisiti della legge pre Fornero entro 36 mesi dalla pubblicazione del Decreto Legge n° 201 del 06.12.2011 (pertanto entro il 06.01.2015), finestra compresa.

Per dovere di chiarezza, si fa presente quanto segue: la Legge pre Fornero stabiliva pensionamenti di vecchiaia e di anzianità con accesso al trattamento dopo 12 mesi dal conseguimento del requisito. Nel pubblico impiego, scuola esclusa, e nel privato se il requisito si raggiunge il 1° marzo dell’anno “X” l’accesso al trattamento pensionistico avviene dal 1° marzo dell’anno successivo. Per quanto riguarda la scuola, invece, data la particolarità dell’uscita dal mondo produttivo dal 1° settembre di ogni anno, l’accesso alla pensione avviene dopo un minimo di 8 mesi, dal conseguimento del diritto, ad un massimo di 20. Se, infatti, si raggiunge diritto a pensione nel mese di dicembre, si avrà la stessa nel mese di settembre successivo (dopo 8 mesi); qualora si dovessero  raggiungere  i requisiti per il trattamento pensionistico nel mese di gennaio, la riscossione della pensione avverrebbe a settembre dell’anno successivo (dopo 20 mesi). In tal modo, il comma 9 dell’art. 59 della Legge 449 del 1997 viene modificato nel senso che si raggiunge il requisito a dicembre per andare in pensione a settembre dell’anno successivo, anziché nello stesso anno come prevede la legge citata.

Il sottonotato quadro sinottico evidenzia le pensioni di vecchiaia.

DONNE                                           UOMINI

ANNO

ETA’ ANAGRAFICA

CONTRIBUZIONE

ETA’ ANAGRAFICA

CONTRIBUZIONE

2011

61

   20 *

65

  20 *

2012

65

20

65

20

2013

65

20

65

20

2014

65

20

65

20

* Anni 15 in presenza di contribuzione di almeno una settimana entro il 31.12.1992.

Per le pensioni di anzianità

                  UOMINI E DONNE

ANNO

                  QUOTA                      ETA’ ANAGRAFICA + CONTRIBUZIONE

2011

                       96                              60  +  36   OPPURE    61  +  35

2012

                       96                              60  +  36    OPPURE    61  +  35

2013

               97  E  3 MESI                   60 + 37 E 3 MESI  61 + 36 E 3 MESI

2014

               97  E  3 MESI                   60 + 37 E 3 MESI  61 + 36 E 3 MESI

 

In tutti i casi di pensione di anzianità, sono fatti salvi i 40 anni di contribuzione.

Orbene. Per i “derogati” che rientreranno nelle 2.500 unità, il pensionamento dal 1° settembre 2014 avverrà possedendo i requisiti  sotto indicati alla data del 31.12.2013:

  1. 40 anni di contribuzione a prescindere dall’età anagrafica;
  2. Quota 97 e 3 mesi;
  3. 65 anni di età anagrafica e minimo 20 di contribuzione.

 

Scarica la nota di sintesi della UIL Scuola su legge 104 e accesso al trattamento pensionistico