AUDIZIONI AL SENATO.Sistemi di video sorveglianza negli asili nido, nelle scuole dell’infanzia e nelle strutture socio assistenziali (d.d.l. 897)

Onorevole Presidente, Onorevoli Senatori
Innanzi tutto grazie per aver ritenuto di ascoltare la nostra organizzazione su una problematica così delicata che riguarda la vita di bambini, di anziani, di disabili.
Tutti soggetti deboli.

Il parere della Uil, in questo caso Federazione Uil Scuola RUA e Federazione Poteri Locali, non può che essere lo stesso già rappresentato nella precedente audizione, quella del 3 ottobre 2018, alle Commissioni riunite I e XI della Camera dei Deputati.

Pur comprendendo la finalità della proposta di legge, siamo convinti che ogni maltrattamento vada combattuto e possibilmente prevenuto in qualsiasi contesto ed in ogni sua forma soprattutto se riferito a soggetti deboli, pertanto riteniamo lo strumento della videosorveglianza non condivisibile se non nei casi circoscritti all’attività dell’autorità giudiziaria.
L’utilizzo di sistemi di videosorveglianza per la Uil non rappresenta una soluzione al problema e pregiudica l’attività didattica.

Detto questo, apprezziamo alcuni obiettivi previsti dal comma 1 che impegnano il Governo: la previsione di percorsi di formazione professionale continua; gli incontri periodici e regolari di équipe di operatori; i percorsi di sostegno e ricollocamento del personale non idoneo allo svolgimento delle mansioni; il rilevamento precoce dei casi di stress da lavoro.

Cosi come apprezziamo la previsione di colloqui individuali o incontri collettivi tra famiglie e operatori o educatori finalizzati a potenziare il patto di “corresponsabilità educativa”, prassi da anni presente nelle scuole e rafforzata dall’art. 24 del nuovo CCNL dove si parla di “Comunità educante”, che ricomprende tutti i soggetti che operano nella scuola, comprese le famiglie.

Apprezziamo anche la “cautela” con la quale i presentatori del D.d.L. affrontano il problema parlando di “una mediazione e un punto di equilibrio tra la tutela della riservatezza e della libertà dei soggetti coinvolti col bisogno di tutela dei soggetti deboli”.

Un equilibrio però, a nostro avviso, difficilmente raggiungibile, un solo esempio: come si coniuga la videosorveglianza con la libertà d’insegnamento e di apprendimento?

Tutti gli interventi contenuti dalla delega prevista al comma 1, a nostro avviso, se applicati dovrebbero essere sufficienti a risolvere il problema e rendere superfluo l’utilizzo di sistemi di videosorveglianza.

L’installazione di sistemi di videosorveglianza potrebbe avere una funzione complementare, essere utilizzata negli ambienti esterni e negli orari di sospensione delle attività, ma non può non tener conto del rispetto della privacy.

L’utilizzo di questa innovazione tecnologica, ancorché a circuito chiuso, pone parecchi problemi di legittimità anche perché, oltre al problema della libertà d’insegnamento, può ingenerare nei minori la percezione che sia normale essere continuamente sorvegliati, come pure condizionare la spontaneità del rapporto con gli insegnanti.

Il rapporto dei bambini col loro insegnante, oltre che didattico, è anche di tipo “emozionale”, la telecamera fissa in classe lo disturba e lo interrompe.

Riteniamo che la tranquillità dei genitori non possa essere raggiunta a danno del libero sviluppo dei figli.
Non possiamo, per placare le nostre ansie di adulti, trasformare la società in cui viviamo in un mondo di ipersorvegliati, a partire dai nostri bambini.

Così non può funzionare, per la Uil le soluzione devono essere altre.

Le risorse da destinare alla videosorveglianza vanno utilizzate, invece, per individuare le misure di prevenzione dello stress da lavoro correlato.

Il tema del contrasto alla violenza e ai maltrattamenti nelle scuole e nei luoghi di lavoro va affrontato con misure di prevenzione, attraverso:

il reclutamento del personale mediante procedure selettive e con una specifica e mirata formazione in ingresso;
la lotta, nel privato, ai fenomeni di dumping contrattuale, che abbassa i livelli di professionalità;
un ampliamento delle dotazioni organiche (l’infanzia, con la scusa che non è scuola d’obbligo, è sempre la cenerentola quando si parla di organici);
un maggiore coinvolgimento delle famiglie, come previsto al Comma 1 del d.d.l.;
l’abbreviazione della vita lavorativa attiva dei docenti, soprattutto nel settore 0/6, nido ed infanzia, in considerazione del lavoro usurante che svolgono.