L’intervista al segretario generale della Uil Scuola, Pino Turi, pubblicata su “”La tecnica della Scuola””

  l’articolo con l’intervista al Segretario generale  pubblicato sul giornale on line.  Ecco il link diretto alla pagina dell’articolo: https://www.tecnicadellascuola.it/riapertura-scuole-contratto-ed-altri-temi-caldi-intervista-a-pino-turi   e poi un altro link che rimanda alla home page de “La Tecnica della Scuola”:   https://www.tecnicadellascuola.it/  .

Ecco le domande:

Come primo intervento per una riapertura in sicurezza sarebbe stato indispensabile un potenziamento degli organici per consentire la riduzione di alunni per classe (evitando così le cosiddette “classi pollaio”)?
L’intera operazione di riapertura avrebbe dovuto comportare una totale inversione delle politiche seguite negli ultimi venti anni caratterizzate da tagli, contenimento della spesa, politiche neo liberiste. 
Il coronavirus ha solo evidenziato, mostrato tutti i limiti, anche drammatici, di queste scelte. 
Ora è il momento di politiche keynesiane che, applicate alla scuola e all’istruzione, avrebbero un doppio effetto: rilanciare la crescita e l’economia e dare un assetto moderno e democratico al Paese. 
La scuola è istruzione, democrazia e partecipazione, come si può sviluppare in aule strapiene? 
Una consapevolezza che non è ancora pienamente entrata nel patrimonio politico e nelle decisioni del nostro ministro.

2) Il Mef ha autorizzato l’assunzione di 85mila docenti a tempo indeterminato (metà da Gae e metà da graduatorie concorsi) ma c’è chi fa notare che forse le assunzioni quest’anno si attesteranno soltanto tra le 20mila e 25mila unità, al massimo 30mila.
E’ sempre la stessa storia, il MEF ha ancora gli stessi schemi culturali e politici. Si possono cambiare solo dietro un forte impulso della politica. Il ministro dell’istruzione è stato troppo accondiscendente nei confronti delle politiche economiche del governo, stretto tra mille richiami: meno alla scuola più agli altri settori, magari più utili elettoralmente. Che non si potessero fare le 85.000 lo si sapeva già. I precari saranno sempre molti, troppi.

3) A proposito della stabilizzazione dei precari, proprio su questo argomento sono iniziate le prime frizioni con la ministra Azzolina, ancor prima dell’emergenza sanitaria.
Voglio ricordare che la piaga del precariato è antecedente alla pandemia e che i sindacati, unitariamente, hanno sottoscritto accordi con due governi e tre ministri. Quello attuale ha inteso stracciare gli accordi che prevedevano come obiettivo primario l’immissione nei ruoli il 1°settembre. Decisione che non gli era estranea visto che proprio l’attuale ministro era presente nella veste governativa di sottosegretario quando l’incarico era di Fioramonti. Un errore clamoroso aver rinviato un problema già urgente.

4) A volte si ha la sensazione che il Ministro sembra mostrarsi disponibile al confronto quando vuole perseguire un suo risultato e ha bisogno del supporto dei docenti e dell’approvazione dei sindacati, ma poi… In effetti lei, dott. Turi, ha affermato tempo fa “Azzolina è un ministro con cui è difficile parlare perché non vuole ascoltare”. 
Il ministro, evidentemente, pensa che i sindacati nel loro ruolo di intermediazione non servano.


la versione intera: Intervista Turi – TECNICA DELLA SCUOLA