UIL: UNA NETTA PRESA DI DISTANZA DAL PIANO DEL GOVERNO.


TURI: UN PIANO CHE APRE ALLA PRIVATIZZAZIONE DEL SISTEMA NAZIONALE DELL’ISTRUZIONE
SI SCARICA SUI DIRIGENTI E SULLA COMUNITÀ EDUCANTE, QUELLA VERA, LA RESPONSABILITÀ DI ORGANIZZARE LA RIAPERTURA.
IN ALLEGATO CINQUE MOTIVI PER CUI QUESTO PIANO NON CI RIPORTERÀ A SCUOLA A SETTEMBRE O SE ATTUATO PORTERÀ ALLA MUTAZIONE GENETICA DELLA SCUOLA COSTITUZIONALE ITALIANA
E’ una netta presa di distanza, culturale e politica, quella annunciata oggi pomeriggio dalla Uil Scuola rispetto alle politiche che sottendono il piano per la ripartenza presentato dal ministero. Il piano si basa su principi di sussidiarietà verticale e orizzontale che indeboliscono la funzione affidata alle scuole statali del paese – ha detto Pino Turi nel suo intervento nel corso della video riunione. Lo dicessero chiaramente: con questo patto si vuole aprire alla privatizzazione della scuola italiana. L’idea che, alla cura dei bisogni collettivi e delle attività di interesse generale provvedono direttamente i privati cittadini, attraverso non meglio individuati “patti educativi di comunità” è cosa profondamente diversa dal sistema nazionale di istruzione statale. Chi, e con quali finalità, dovrebbe stipulare questi patti?  Chi sono i portatori di interessi anche diversificati rispetto a quelli della comunità scolastica propriamente definita?  Chi potrà avere accesso a questi patti? Si parla di personale educativo responsabile di attività integrative o alternative alla didattica, con compiti anche di vigilanza. Un modo per scaricare sui dirigenti e sulla comunità educante – quella vera, ribadisce Turi – la responsabilità di organizzare la riapertura. La scelta politica è quella di non investire sulla scuola, che dovrà cavarsela con ciò che ha e su ciò che riesce a recuperare dal volontariato e dagli Enti locali che diventeranno i gestori, di fatto, della scuola.

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Mancanza di investimenti e sovrapposizione istituzionale delle competenze genereranno confusione e scarica barile delle responsabilità. Tutti chiedono la riapertura in presenza. E’ questo l’obiettivo – osserva Turi. Il piano si basa su una scommessa: che il virus scompaia da solo. Il piano B è la didattica a distanza. La scuola non potrà ripartire se non ci saranno investimenti finanziari finalizzati a modificare il numero di alunni per classe, all’istituzione di presidi medici per affrontare e gestire eventuali episodi epidemici, a garantire il numero dei docenti e dei collaboratori scolastici che hanno la responsabilità professionale, molto più dei volenterosi di turno, di questa nuova fase.
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